Forse son passati quindici anni o poco più dall’ultimo viaggio a Faenza. Andavo con mia mamma. Lei faceva corsi di ceramica, studiava il “tornio”, “l’engobbio” e gli “smalti” mentre io mi perdevo per le strade del centro e mangiavo tortellini. Ho seguito anche io qualche corso, ma non era la mia passione. Potrei essere una perfetta ragazza di bottega e nulla più.
La ceramica è meravigliosa, faticosa e richiede una gran testa, un estro creativo e tanta passione. La ceramica faentina è famosa in tutto il mondo e noi abbiamo avuto la fortuna di andare a studiare nella Bottega di Mirta Morigi, attiva dal 1973, teatro di una ceramista di fama internazionale, che gira il mondo con la sua arte, geniale e meravigliosa. All’epoca non avevamo internet, iphone o ipad, il massimo della tecnologia concessa era il walkman che sistematicamente si mangiava, nel vero senso della parola, il nastro delle musicassette. E così piano piano abbiamo perso i contatti.
Fino a qualche settimana fa, quando una serie fortunata di coincidenze e un viaggio in Sardegna “della Mirta” ci hanno fatto rincontrare. Io sono una con la memoria del floppy disc, quando i dati aumentano cancello quelli più vecchi. Ma di lei ricordavo il viso e il suo modo di fare, di mangiare e di sorridere. Strane le cose che selezioniamo come ricordi.
Siamo andate a cena al giapponese, noi tre ragazze, a parlar di ceramica, di ceramisti, di twitter, facebook e a tirar fuori da sotto terra ricordi ormai ingialliti. E’ stato bello rivivere certe emozioni e fare progetti per il futuro, perchè a volte quando ci si rincontra così in maniera fortuita, “qualcuno” vuole dirci qualcosa.
Prima di ritornare nella sua bella città, Mirta ha regalato a mia mamma un piatto che io trovo stupendo e dal nome evocativo “Beati come rane su una foglia di ninfea”. Questa serie con gli animali è bellissima, dai colori sgargianti che ti fanno rimanere con gli occhi sgranati e sognanti e ti fanno venire immediatamente voglia di prenderne uno e portartelo via.
Cosa che io ho fatto, ho letteralmente rubato il piatto e l’ho usato come ispirazione per questa ricetta a base di gamberi, che io adoro, Ne posso mangiare pentole intere, alla catalana, con le cipolle, saltati in padella, ma i miei preferiti sono in assoluto questi in corsta di pistacchi e poi io a questi pistacchi di Bronte sono particolarmente affezionata. Li sto centellinando perchè sono un regalo assai gradito e ne avevo parlato tempo fa in questo post.
Gamberi in crosta di pistacchio con panna acida al pistacchio
Ingredienti:
8 gamberi
farina di pistacchio q.b.
farina 00 q.b.
sale 1 uovo
pepe
125 gr di panna acida
1 cucchiaio di pistacchi
125 gr di panna fresca
125 gr di yogurth greco
poche gocce di limoneSgusciare il gambero lasciando la testa. Pulirlo e incidere la parte inferiore su tutta la lunghezza. Infarinare con la farina 00 e mettere da parte. In una ciotola sbattere l’uovo con un pizzico di sale e pepe. Bagnare il gambero con l’uovo e infarinarlo con la farina di pistacchio.
Friggere in olio caldo e servire.La panna acida si puà trovare già fatta oppure la si prepara dalla sera prima. Io la faccio così:
in una ciotola sbattere la panna fresca fino a quando non diventa un pò spumosa, non deve montare completamente. Aggiungere alla panna lo yogurt, poche gocce di limone, mescolare per amalgamare bene. Coprire con la pellicola e lasciare riposare alcune ore.
Tritare i pistacchi, aggiungerli alla panna acida insieme a un pizzico di pepe e amalgamare.
Spero di avere presto l’opportunità di tornare a Faenza per visitare la sua bottega. Mi ha parlato di tazze da caffè, di servizi di piatti decorati con frasi e citazioni e tante tante altre cose che non vedo l’ora di scoprire!
Con questa ricetta partecipo al contest Salsina sopraffina fai felice la cuochina organizzato dal blog de “La Cuochina Sopraffina”